Quell'estate al castello
una cosa. Te la dico perché sei mia amica, ma guarda che è un segreto. C'era davvero, allora, il segreto o mistero. Mi pareva bene. - E tu dilla. - Non
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loro come gli occhi presero un'aria stupefatta. Fu allora che lei si rese conto di aver fatto un gravissimo sbaglio. Lo spiego dopo, che sbaglio fosse
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dirglielo allora, se voleva, invece niente, zitta e mosca col nasone sul solitario, e poi a me aveva detto cava e io stupida che mi ero fatta venire i rimorsi
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tutto non eravamo state proprio nel centro della terra. Fuori dissi ancora, sbattendo gli occhi nella gran luce: - Allora domani, eh, con gli stivaloni
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no. Aveva i suoi occhi di puro acciaio inossidabile, mentre lo diceva. - Allora ci vado. Scappo. E tu mi devi aiutare. Lo sapeva da tanto tempo di
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, immagino, se ci fossero state. Allora anche a me venne la smania nelle mani, dalla voglia di tuffarle là dentro. È una sensazione che bisogna averla
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col sedere nell'acqua. Allora sentii ridere. Qualcuno, in tutto quel buio, stava ridendo di me. - Ippolita? Ormai ero abbastanza vicina al buco
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arrivate in fondo, allora! - No, è aperto. Cioè, il muro mi arriva solo alla vita. Aspetta, ora ci guardo. Alzai il raggio della pila, muovendola con
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come se niente fosse. Sicuro come l'oro, che adesso crolla e si mette a piangere. Invece no. Né allora né dopo. Anzi piú tardi, in automobile mentre si
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allora venne sola, oppure piú sovente con un signore alto e diritto come un bastone, che era poi quel suo zio Ottavio. Ecco perché mi conosceva anche
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fa allora. Questo era un nome che avevamo inventato noi due per significare una signorina di quelle piene di smorfie, il tipo gnegné, insomma. Era il
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. Allora anch'io, allo stesso modo, feci finta di dimenticarmi che mi avevano chiamato vipera e guardata come un vile verme. Eravamo diventati tutti molto
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cercarla nella grotta e non avessi cantato Suoni la tromba e nemmeno le avessi dato quello schiaffo, certo lei non avrebbe riso né pianto, e allora poco
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giardini della villa. Pensai che allora forse valeva la pena di esplorarle, prima o poi. Ero di nuovo molto su col morale. Prima di tutto ero arrivata bene o
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entrai anch'io per cercarla. Cominciava allora a scendere, cosí che la incontrai sullo scalone. Era tutta tirata in faccia, come succede quando si è
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era vero, Ippolita, che da privatista aveva fatto faville, nella nostra scuola raggiungeva appena appena il sei, erano molto tirati allora nelle scuole
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contro uno. - Oh santa polentina! - disse forte la cuoca, si vede che aveva perso la pazienza. Allora la Vittorina rise e anche a noi, di fuori
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. Pfff io, sottovoce; pfff lei, piú forte. - Oh santa polentina! - dissi allora. - Santa polentina? Pfff!! Cosí tanto per cambiare finí tutto in ridere e
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mano con una candela dietro, vedi al capitolo 3. - Oh! Forse sta per imbarcarsi, forse torna! - Si spense subito: - Ma allora perché non ha scritto
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, chiaro e tondo, con la scusa che forse avevo da scrivere ai miei. Ci restai male, perché mai prima di allora mi aveva fatto capire che la mia compagnia
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altro tempo si sarebbe fatta beccare da Remigio o dalla cuoca, insomma dal primo che si alzava, e allora addio. Oppure era già andata via e io, che
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